Se sei un amante dell’outdoor non puoi perderti questi sentieri suggestivi che attraversano una delle regioni più affascinanti d’Italia: l’Emilia Romagna
L’Emilia Romagna, ricca di paesaggi suggestivi e diverse realtà naturali, ospita una vasta rete di percorsi panoramici e di trekking che si estendono da Piacenza a Rimini, che coprono quasi settemila chilometri di sentieri tracciati. Proprio per questo motivo, la regione, celebrata per la sua ricca eredità storica e culturale, offre agli amanti dell’outdoor un patrimonio paesaggistico straordinario da esplorare. Attraverso l’impegno costante dei Club Alpini Italiani (CAI) locali e l’adozione di moderne applicazioni tecnologiche, come la Web App della Rete Escursionistica Emilia-Romagna, i visitatori possono immergersi in un’avventura naturale senza precedenti, scoprendo la bellezza e la varietà di questa terra attraverso percorsi appositamente tracciati.
I sentieri dell’Emilia Romagna offrono non solo l’opportunità di connettersi con la natura, ma anche di immergersi nelle tradizioni locali e nelle testimonianze storiche disseminate lungo il percorso, rendendo ogni escursione un’esperienza immersiva e coinvolgente.
I sentieri del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, nei dintorni di Parma, offrono l’opportunità di vivere appieno lo spettacolo del foliage autunnale. Inoltre, a dominare tutti i laghi dalla cresta, si erge la cima più alta del Parco e dell’Appennino parmense: il monte Sillara.
Il trekking autunnale al Lago Ballano e al Monte Sillara inizia con il segnavia CAI 707, contornando il lago Ballano e risalendo tra i faggi fino a un’insellatura raggiunta anche dal segnavia 707a da Pratospilla.
Costeggiando la conca del lago Verde, si arriva alla base di una valletta erbosa che porta al ripiano di capanna Cagnin (m 1601). Il sentiero si immerge poi nella boscaglia di bassi faggi, emergendo sulle praterie superiori presso alcune grandi placche. Poche curve più avanti, si raggiunge il piccolo lago Martini (m 1714), dove si trova il bivio con il sentiero per il ritorno. Una breve risalita tra i mirtilli porta al passo Giovarello a quota 1754 metri, seguendo la cresta a destra e superando agevolmente i monti Bragalata e Losanna.
Dal passo di Compione, con un’ultima salita, si giunge infine sulla vetta del monte Sillara (m 1861, con cappelletta in pietra). Per il rientro, è possibile scendere sul versante parmense. La traccia non segnalata prosegue comodamente verso i laghi di Compione, risalendo successivamente a un piccolo intaglio. In quota, il percorso si ricollega infine al lago Martini, chiudendo così l’escursione ad anello.
Il Parco Regionale di Crinale Alta Val Parma e Val Cedra si estende tra il passo della Cisa e il passo del Lagastrello, nei comuni di Corniglio e Monchio delle Corti, in provincia di Parma. Lungo le escursioni di cresta, a un’altitudine media di 1700 metri, si raggiunge il punto più alto al monte Sillara, a 1864 metri. In passato, i ghiacciai coprivano l’intera zona, ma il loro progressivo ritiro ha lasciato spazio a terrazzamenti alternati a depositi morenici, un ambiente ideale per laghi e torbiere. All’interno di questo particolare paesaggio, si snoda un suggestivo percorso anulare, l’Anello del Monte Bocco a Pratospilla, che attraversa laghi e foreste, offrendo panorami sconfinati che si estendono tra il passo del Lagastrello e il passo Giovarello.
Il sentiero inizia al segnavia 703 che conduce ai laghi Verdarolo e Scuro. Dopo aver attraversato la faggeta, si sale verso il crinale lungo il segnavia 00, passando per il Monte Malpasso e la Cima Canuti. La discesa ripida porta a speroni da aggirare prima sul lato toscano e poi su quello parmense.
Le cime spoglie del Monte La Nuda, dell’Alpe di Sussiso, del Monte Acuto del Monte Ventasso sfiorano quasi i 2000 metri, offrendo una vista ravvicinata del volo delle aquile reali nei cieli del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Particolarmente degna di nota è l’escursione sul Monte Ventasso e al Lago Calamone, un percorso che segue l’antica “Via Parmesana” da Parma a Sassalbo e Fivizzano, attraverso la valle dell’Enza, della Lonza e il Passo dell’Ospedalaccio. Dal Rifugio Pratizzano (m 1203), seguendo la strada provinciale per un breve tratto, il sentiero nr 667A guida su una carrareccia lungo piccoli corsi d’acqua fino alla torbiera di Borra Scura (m 1265). Proseguendo lungo la strada per 150 metri, si imbocca un’altra carrareccia che risale i fianchi della valletta fino alla stazione di arrivo della sciovia sul crinale detto Pastorale.
La discesa sul lato opposto del crinale continua con una strada campestre che conduce a una valletta con un fondo di antica torbiera. Il sentiero prosegue a sinistra della valletta, poi a mezza costa, con una ripida discesa alle rive del Lago Calamone, di origine glaciale. Superato il lago, attraverso una grande pietraia, si risale la costa nord-est del Ventasso. La salita al monte inizia presso l’antico Oratorio di S. Maria Maddalena (m 1501) con il sentiero nr 661 che sale ripido ed esposto verso i Denti della Vecchia. Dalla “Grotta delle Fate” all’ampio crinale erboso, si raggiunge infine la vetta del Ventasso (m 1726).
Seguendo il crinale in direzione sud-ovest, si prende la destra al bivio successivo, scendendo verso nord-ovest su una buona traccia al limite della faggeta. A questo punto, si giunge alla base della piramide di vetta, dove è visibile la faglia tra le arenarie superiori e le argille sottostanti. Imboccando il sentiero nr 667 al bivio sulla larga costa, si discende al punto più basso del crinale nella valle del Rio di Collagna.
Perdendo quota nella faggeta, si emerge sulla costa aperta sopra il borgo di Vallisnera. Un tratto tra pascoli e muri a secco conduce all’antica mulattiera che da Collagna e Vallisnera saliva verso Pratizzano. Voltando a destra, una breve salita riporta sulla strada asfaltata presso il Passo di Pratizzano, da dove in pochi minuti si ritorna al Rifugio Pratizzano.
Il Parco del Corno alle Scale, tra Emilia Romagna e Toscana, si estende su quasi 5.000 ettari, tra boschi e radure, nato nel 1988 con l’obiettivo di proteggere, salvaguardare e valorizzare l’ecosistema faunistico e forestale del suo imponente massiccio.
Il Corno alle Scale, la cima più alta dell’Appennino bolognese, svetta a 1.945 metri di quota, caratterizzato dalla suggestiva forma a gradoni delle stratificazioni arenacee. Il massiccio comprende tre vette lungo la linea di crinale: Punta Sofia (m 1939), la vetta Corno alle Scale (m 1945) e Punta Giorgina (m 1927). Il versante est presenta una pendenza ripida e scoscesa, solcata da profondi canaloni, con un dislivello di quasi mille metri sulla zona di Segavecchia. Al contrario, il versante ovest si caratterizza per una pendenza meno accentuata, dove si trovano il rifugio “Le Rocce” e piste da sci con relativi impianti di risalita, poco sotto la croce.
Il massiccio del Corno alle Scale rappresenta la pietra all’occhiello del Parco Regionale, incarnando l’eccellenza naturalistica e la biodiversità dell’area.
Non si può resistere al fascino di esplorare i colori e i paesaggi dell’autunno emiliano senza passeggiare tra le terre dell’Aceto Balsamico, un paesaggio dipinto dai filari arrossati di Ancellotta e Spergolina sui pendii collinari del medio Appennino. Queste vigne sono infatti la patria dell’ “oro nero”, l’Aceto Balsamico delle province di Modena e Reggio, derivato da uve locali bianche e rosse. Nato forse nei conventi e monasteri benedettini, l’aceto balsamico attraversa la storia del territorio, dai Castelli alle antiche pievi come quella di San Vitale, percorrendo le contade della celebre Gran Duchessa Matilde di Canossa.
Da Carpineti, il cosiddetto Sentiero Matildico (SM) si addentra nei boschi sui versanti settentrionali del crinale, salendo su antico lastricato fino alle mura fortificate del Castello delle Carpineti. Una visita guidata offre una panoramica sulla storia del castello, e dalla cima dell’antica magione, si gode di un maestoso panorama.
Il Sentiero Dorato (SSP), un tratto del Sentiero Spallanzani, disegna il profilo della dorsale arenacea sopra la Valle del Torrente Tresinaro a nord e il medio corso del fiume Secchia a sud. Si tratta di un vero e proprio balcone naturale sul crinale tosco emiliano, con panorami che spaziano dal Monte Cusna al Monte Cimone. Il percorso offre una varietà naturalistica con specie erbacee aromatiche e formazioni geologiche particolari come i “mammelloni” di arenaria.
Rientrando nel bosco misto di carpini e castagni, si raggiunge la cima del Monte San Vitale, per poi scendere verso un’ampia conca verdeggiante. Qui si trova la pieve romanica, un luogo di grande spiritualità per la Gran Duchessa Matilde. Accanto alla pieve, l’Ostello omonimo propone agli escursionisti merende e pranzi indimenticabili.
Questo percorso ad anello si immerge in uno degli angoli più suggestivi della natura nella penisola italiana, il Parco delle Foreste Casentinesi, portando alla scoperta delle sorgenti del fiume Arno.
Iniziando dall’alto dell’abitato di Castagno di Sant’Andrea, si attraversa il bosco lungo il sentiero dell’Alta Via dei Parchi, superando i numerosi tornanti della strada per la Fonte del Borbotto. Dalla sorgente, il percorso continua a salire nella faggeta disseminata di massi fino allo stagno della Gorga Nera. Proseguendo oltre lo spartiacque, si raggiunge una pista forestale che conduce alla sorgente di Capo d’Arno.
Il percorso escursionistico, che segue in gran parte la Tappa 21 dell’Alta Via dei Parchi, attraversa il versante meridionale del Monte Falterona, fra boschi e acquitrini, fino al Lago degli Idoli, che rappresenta il più importante sito archeologico casentinese, di origine etrusca.
I pascoli di Montelleri conducono nuovamente sul crinale ai piedi della sommità del Monte Falterona, accessibile con una breve deviazione. Il percorso continua sulla cresta, attraversando radure e basse macchie di pino mugo fino alla cima del Monte Falco (mt 1658), la quota più alta dell’Appennino Tosco-Romagnolo, da dove ammirare il territorio Casentino e la Romagna.
Dalla cima, si scende gradualmente, passando per le antenne di un’installazione militare e poi attraverso i vasti prati della Burraia, da cui è possibile riprendere la strada verso Castagno Sant’Andrea.
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