Cervi abbattuti nel Parco dello Stelvio: saranno 1.500 a essere uccisi nei prossimi cinque anni. Protestano gli animalisti, ma c’è un motivo che ha spinto a procedere.
La decisione è di quelle, per forza di cose, destinate a far discutere. Nei prossimi cinque anni saranno abbattutti 1.500 cervi all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio. Il via libera alla caccia arrivato nelle ultime ore è l’ultimo passo di un progetto che, in realtà, ha mosso i suoi primi passi addirittura nel 2008 e che è stato approvato dalla Giunta provinciale di Trento, nel cui territorio si trova il parco, a novembre dello scorso anno. Nonostante, quindi, fosse materia già da tempo nota, in occasione del via libera alla caccia non sono di certo mancate le polemiche. Anche se le motivazioni di tale progetto sono chiare e difficilmente attaccabili.
Cervi abbattuti nel Parco dello Stelvio: come mai?
Tutte le informazioni sui motivi dell’abbattimento dei 1.500 cervi sono contenute all’interno dei documenti approvati dalla Provincia di Trento. Nei testi si parla di una serie di problemi che nel tempo l’aumento esponenziale di cervi all’interno del parco ha causato. Nello specifico, “danni alla rinnovazione forestale e ai prati a sfalcio, interazioni competitive con capriolo e camoscio (con la popolazione dimezzata in vent’anni), impatti su abbondanza e ricchezza del sottobosco, impatti indiretti sui galliformi“. Per esempio, spiega Il Fatto Quotidiano, cervi brucano le gemme apicali delle piante, come l’abete rosso, che in questo modo crescono basse, senza sviluppare il tronco. Non solo: i cervi hanno danneggiato anche il fieno con degli ammanchi che arrivano fino al 30%.
A fronte di una stima della popolazione in Val di Sole di circa 2.900 cervi, di cui circa 1.880 (il 65%) presenti all’interno del Parco, il Piano proposto nel 2008 ha previsto la realizzazione di prelievi di controllo all’interno dell’area protetta per ridurre gli squilibri ecologici attraverso la riduzione della consistenza della popolazione di cervo, che nel 2017 ha raggiunto nuovamente la soglia dei 3.000 esemplari nel Distretto (circa 2.000 nel Parco). L’obiettivo prefissato ora è di raggiungere quota 900 capi. I capi abbattuti saranno poi venduti direttamente dall’ente parco: il prezzo parte da 3,50 euro al chilogrammo.
Le proteste degli animalisti contro gli abbattimenti
Come detto, nonostante la lunga incubazione del progetto e le ragioni più volte spiegate dalle istituzioni, non mancano di certo le proteste da parte degli animalisti. L’Enpa ha affidato tutti i suoi dubbi a un comunicato nel quale chiede che venga applicato il principio di precauzione e che, di conseguenza, nella parte trentina del Parco dello Stelvio venga fermata l’uccisione di 1.500 cervi. L’Enpa ha poi aggiunto: “Il provvedimento a cui si erano opposte le associazioni che partecipano al piano di gestione del Parco, tra cui proprio Enpa, è rimasto ‘quiescente’ per quasi dodici mesi ed è stato poi ‘riesumato’ lo scorso 13 ottobre – in piena campagna elettorale per il rinnovo della Provincia – con una integrazione che, oltre a prevedere consistenti rimborsi per i cacciatori che uccidono gli ungulati, fissa addirittura un prezzo per l’acquisto della loro carne (3,5 euro al chilo). Ovviamente, sempre a beneficio delle doppiette“.
Sul tema è stata organizzata un’ulteriore riunione informativa per spiegare, ancora una volta, le ragioni dell’abbattimento.