Tra Basilicata e Calabria sorge quest’area protetta dalla straordinaria ricchezza naturale e culturale, con faggete secolari
Il 15 novembre si sono festeggiati i 30 anni del Parco Nazionale del Pollino. L’iniziativa ha voluto narrare la storia passata, presente e futura del Parco, affrontando tematiche quali turismo, progetti di conservazione della biodiversità, il riconoscimento come Geosito mondiale Unesco, attività anti-incendio e il legame con le comunità locali.
Il racconto dei 30 anni delq Parco è iniziato con il Decreto del Presidente della Repubblica del 1993, seguito dalle testimonianze dei responsabili dei vari settori dell’Ente. La Presidente Viola ha sottolineato che i Parchi, in particolare il Parco del Pollino, avranno un ruolo centrale come laboratori per sperimentare modelli di convivenza con la natura. L’obiettivo è sviluppare politiche di visione condivise tra le Istituzioni e le Comunità per far comprendere l’importanza di essere parte di un’area protetta come un valore aggiunto e una straordinaria opportunità di sviluppo locale.
Il Parco Nazionale del Pollino, con i suoi 192.565 ettari di estensione, rappresenta un patrimonio naturalistico di straordinaria importanza situato tra le regioni della Basilicata e della Calabria. La sua varietà di paesaggi, che vanno dal mar Tirreno allo Jonio, offre un habitat unico caratterizzato da vette montuose, rocce dolomitiche, gole, grotte e altro ancora. Questo sito è una ricchezza naturale e culturale straordinaria, con una vasta estensione che comprende montagne, valli fluviali, e una varietà di paesaggi geologici.
I Geositi individuati nel Parco sono di notevole importanza, non solo dal punto di vista geologico ma anche per la biodiversità e la storia culturale della regione. Ecco un elenco dettagliato dei Geositi suddivisi in sistemi territoriali:
Sistema 1: La catena dei monti del Pollino e le forme della glaciazione wurmiana
Grande Porta del Pollino
Monte Pollino
Circhi glaciali del Monte Pollino
Nevaio di Monte Pollino
Piani di Pollino – Piani di Toscano
Cima di Serra Dolcedorme
Circo glaciale Dolcedorme-Pollino
Circo glaciale del Dolcedorme
Circo glaciale di Serra del Prete
Valli glaciali in località Bosco di Chiaromonte
Serra delle Ciavole
Monte Manfriana
Colle dell’Impiso – Piani di Vaquarro
Dolina di Piano di Ruggio
Piccole Dolomiti di Frascineto
Coppola di Paola
Sistema 2: Piano di Campotenese
Piano di Campotenese
Sistema 3: I monti dell’Orsomarso e le forme della glaciazione würmiana
La Montea
La Mula
Monte Caramolo
Cozzo del Pellegrino
Piani di Novacco (Dolina di Masistro)
Sistema 4: Monte Alpi
Monte Alpi
Sistema 5: Le principali valli fluviali
Valle del Raganello
Gole del Raganello
Gole di Barile
Fiume Rosa
Gole del Fiume Rosa (Castello della Rocca)
Fiume Argentino
Valle dell’Argentino
Pietra Campanara – Corno Mozzo
Monte Palanuda – Falaschere – Crivi di Mangiacaniglia
Monte Sellaro – Torrente Caldanello
Monte Sellaro
Torrente Caldanello
Valle del Corvino
Sasso dei Greci
L’Alta Valle Corvino (ai piedi di Sasso dei Greci)
Fiume Mercure – Lao
Gole del Fiume Lao
Centro storico abbandonato dell’Avena
Centro storico abbandonato di Laino Castello
Valle del Mercure
Sorgente del Mercure
Sorgente San Giovanni
Val Sarmento – Valle del Sinni
Torrioni di sabbia e/o Pinnacoli di erosione
Forme sub calanchiformi o conoidi del Sarmento-Sinni
I Tronchi di Pietra
Biancane nei Calanchi del Sinni
Terrazzi fluviali del Sinni
Il Flysch del Sarmento
Grotte di S. Giorgio Lucano
Monte Carnara
Monte Coppolo – Lago Candela
Sequenza ofiolitica di Timpa delle Murge
Sequenza ofiolitica di Timpa di Pietrasasso
Sequenza ofiolitica di Sorgente Acquafredda
Calcescisti di Sorgente Catusa
Anticlinale della Cava di Ghiaia di Episcopia
Castello Seluci “Pietre verdi”
Valle del Frido – Peschiera
Sorgente del Fiume Frido
Torrente Peschiera – Bosco Magnano
Anfiboliti Torrente Peschiera – Cropani
Monte Pelato
Madonna di Pollino
Cava di serpentiniti di Timpa del Castello
Rovine Convento Sentiero Sagittario Cropani
Sistema 6: Le monoclinali carbonatiche
Gole della Garavina
Lisci di Pascalone
Timpa di S. Lorenzo
Timpa di Cassano
La Falconara
Sistema 7: Le principali grotte carsiche
Grotta del Romito
Grotta della Monaca
Abisso del Bifurto (Cerchiara di Calabria)
Grotte di San Paolo
Grotta delle Ninfe (Cerchiara di Calabria)
Sistema 8: Monte Cerviero – Colle di Trodo
Monte Cerviero
Colle di Trodo
Sistema 9: Risorse geominerarie storiche
Monte Cava dell’Oro – S. Donato di Ninea
Salina di Lungro
L’Ecomuseo del Pollino, realizzato presso il complesso Monumentale Santa Maria della Consolazione a Rotonda (PZ), è un’importante espressione del patrimonio del Parco del Pollino. Questo museo offre un’esperienza coinvolgente che unisce natura, storia e tecnologia, rappresentando in modo vivo la vita dei territori circostanti. Il museo è progettato come un punto di attrazione per visitatori di tutte le età, offrendo un percorso espositivo che copre diversi aspetti del territorio del Parco. Dagli elementi storici alle informazioni sulla flora e fauna, alla cultura e alle tradizioni locali, i visitatori sono coinvolti in un affascinante viaggio alla scoperta dell’Area protetta. Grazie all’utilizzo di tecnologie innovative come exhibit ed edutainment, il museo utilizza i nuovi linguaggi della comunicazione museale. Questi includono immagini, filmati, ricostruzioni in grafica 3D, ambientazioni tattili, visive e auditive, che contribuiscono a rendere l’esperienza del visitatore ricca e interattiva.
Le Faggete Vetuste di Cozzo Ferriero e del Pollinello, situate nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, sono gioielli naturali che hanno recentemente ottenuto il prestigioso riconoscimento UNESCO come parte dell’elenco del “Patrimonio Mondiale Naturale delle Antiche e Primordiali Foreste di Faggio dei Carpazi e Altre Regioni d’Europa”. Questo onore non solo sottolinea l’eccezionale valore di queste foreste ma rappresenta anche un impegno globale per la loro conservazione e preservazione. Le Faggete Vetuste, con una superficie complessiva di circa 70 ettari per Cozzo Ferriero, sono una testimonianza vivente della ricchezza della biodiversità. Al loro interno, faggi monumentali, alcuni dei quali hanno superato i 400 anni, convivono con alberi di diverse dimensioni, creando una foresta complessa e articolata. La presenza di fusti morti, tipici delle faggete vetuste, aggiunge ulteriore fascino a questi ecosistemi indisturbati.
La Faggeta del Pollinello, incastonata tra le cime del Pollino e del Dolcedorme, raggiunge un’altitudine di 2000 metri, sfidando condizioni climatiche e ambientali estreme. Qui, in collaborazione tra l’Università della Tuscia e l’Ente Parco Nazionale del Pollino, sono stati scoperti faggi che vantano un’incredibile età di oltre 600 anni, rendendoli i più vecchi d’Europa. Una caratteristica distintiva delle foreste vetuste è il loro ciclo vitale completo, che può estendersi per 300-500 anni. In questo periodo, le piante attraversano quattro fasi strutturali, contribuendo alla complessità dell’ecosistema. La coesistenza di numerose generazioni di alberi, con differenze di età secolari, testimonia della dinamicità e della vitalità di questi ambienti.
L’inserimento delle Faggete Vetuste nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO è giustificato dai criteri che evidenziano la completezza e l’indisturbatezza ecologica di questi popolamenti di faggio. La loro presenza in Italia, con 13 siti, rappresenta una parte significativa dei 94 riconosciuti in Europa, dimostrando la responsabilità del paese nel preservare questo eccezionale patrimonio naturale. Oltre alla loro importanza ecologica, le faggete vetuste sono ricche di valore simbolico e culturale. Il faggio, storicamente legato allo sviluppo dei popoli europei, rappresenta un elemento chiave nella storia umana. La sua ampia distribuzione lo rende non solo un custode della biodiversità ma anche un’icona nelle politiche ambientali transnazionali.
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