I rifugi di montagna più belli per dormire all’aria aperta
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Giulia De Sanctis
1 anno ago
Dormire in quota, in uno dei diversi rifugi presenti in Italia, permette di vivere la montagna in modo completamente diverso dal solito
Dalle estati segnate dalla pandemia, sempre più italiani hanno puntato verso la montagna, dove il contatto con la natura colmava ciò che era mancato con i lockdown e lo smartworking.
Dovendo scegliere il tipo di soggiorno, esperti e meno esperti optano solitamente per gli alberghi, appartamenti e campeggi nel fondovalle, anche se esiste un’alternativa super valida che regalerebbe nuove emozioni (almeno per una notte), ovvero i rifugi nelle alte vette. Scopriamo quali sono i migliori.
I rifugi di alta montagna, caratteristiche e quali sono i migliori
I rifugi di alta montagna dove si può dormire – molti altri sono solamente ristoranti in quota – sono molto utili per abbandonare il traffico, shopping, aperitivi e le solite abitudini in paesi in valle, per andare a dormire presto e per vedere le stelle senza l’inquinamento luminoso e per godersi il silenzio assoluto che solo le montagne possono regalare.
Detto questo, in genere i rifugi non sono più quelli di una volta e le camerate da venti letti e un bagno sono ormai una rarità.
Esistono però rifugi vecchio stile che dimostrano di avere tanti inverni alle spalle e che forse sono i più accattivanti per un’escursionista: in genere sono ubicati dove la strada carrareccia lascia il posto al singolo sentiero, vantano menu semplici di sola cucina locale e hanno un sacco di storie da raccontare.
E poi ci sono i rifugi moderni, dotati di ogni confort nonostante si trovino a grandi altezze, dalla vasca idromassaggio alla cantina ben fornita, tutti rigorosamente sostenibili. Autentico vs confortevole: il comun denominatore delle nostre scelte è stata solo l’ubicazione – sopra i 2000 metri di quota e molto lontano dalle strade asfaltate.
Appartengono alla prima categoria quelle vecchie strutture che spesso hanno spesso una storia centenaria, estremamente sobrie per non dire severe, con un passato da caserme militari, per i quali i muli hanno portato in quota centinaia di sacchi di cemento.
Grigi, squadrati, rigorosi e sicuri, come rocce tra le rocce, spesso solo le persiane alle finestre si concedono un colore vivace. Qui si spegne la luce poco dopo cena e ci si concede solo il tempo di qualche partita a carte, peraltro sempre in buona compagnia e con una grappa di produzione artigianale. Le assi di legno scricchiolano quando ci si cammina sopra, rigorosamente senza scarpe.
Un esempio? Il rifugio storico Quintino Sella al Felik che si trova sul versante italiano del massiccio del Monte Rosa, a 3.585 metri di altitudine, in Valle d’Aosta.
È un vero e proprio avamposto per le ascensioni in vetta ma accoglie anche i semplici escursionisti che scelgono di fermarsi a dormire una notte – esercizio peraltro complicato a questa quota – prima di tornare indietro. Legno, vetro e specchi fotovoltaici, poche camere e grandi zone in comune.
Dall’altra parte della valle, sopra Champorcher, merita una notte anche il Rifugio Miserin, a quota 2582, già ospizio per i pellegrini del Santuario della Madonna delle Nevi, in riva all’omonimo laghetto glaciale.
Si trova in una posizione eccezionale all’interno del Parco Regionale del Mont Avic, al confine con il Parco Nazionale del Gran Paradiso, e generalmente è più frequentato dagli stambecchi che dai cristiani. È la base anche per una serie di trekking someggiati, cioè accompagnati dagli asini che portano gli zaini e le vettovaglie.
In Lombardia, sopra Bormio tra le vette dell’Ortles-Cevedale, proprio in cima a uno panoramico sperone di roccia, si trova il Rifugio Quinto Alpini a 3650 metri, dove si arriva con 4 ore di sentiero che taglia la Val Zebrù su una facile carrozzabile.
Ermellini, stambecchi e i rari gipeti che vivono solo qui vi faranno compagnia e il rifugio, dove peraltro si cena con pizzoccheri originali di altissima qualità, è un cuneo di pietra e legno con una cinquantina di posti letto a disposizione, alcuni in camere con bagno privato e altri nei consueti cameroni con i letti castello.
Sistemazioni simili si possono trovare anche tra Trentino e Alto Adige: il Re Alberto, in Val di Fassa, proprio sotto le tre Torri del Vajolet, è uno dei rifugi più fotografati del mondo.
Bastano un paio d’ore abbondanti a piedi dal parcheggio delle navette al Gardeccia e ci si ritrova in un paradiso di roccia a 2700 metri. Qui le Dolomiti sono un po’ più Dolomiti che altrove.
Anche al Lavarella, al centro del parco naturale Fanes Sennes Braies nel Comune di San Vigilio di Marebbe, offre camere sorprendentemente curate per essere a più di 2000 metri di altezza e pratiche camerate. E nel seminterrato c’è perfino il birrificio più alto d’Europa!
In Alta Badia invece il rifugio più caratteristico è il La Crusc che in ladino significa la Croce, a 2045 metri sopra Pedraces: Il rifugio Santa Croce, casa in pietra degli inizi del 1700 che ospitava il sagrestano dell’attiguo santuario, è gestito dalla stessa famiglia da ben cinque generazioni che hanno mantenuto e sistemato costantemente tre stuben interamente rivestite in legno.
Oltre al classico c’è la modernità e il design
I rifugi moderni sono quelli che hanno anche la spa, una cantina con centinaia di etichette, il garage pieno di MTB a pedalata assistita le cui batterie vengono ricaricate da pannelli solari nella più perfetta sostenibilità, con le vetrate panoramiche e una vita notturna più che soddisfacente.
La consuetudine turistica vuole che questo genere di rifugi si trovi quasi esclusivamente sulle Alpi orientali. Fanno eccezione la Baita Motti a Domobianca365, in Piemonte nel Distrettodei Laghi e il Sunny Valley Lodge a Santa Caterina Valfurva.
Il primo è appena stato aperto ed è un unicum a ovest di Milano: una decina di camere in stile alpine lounge in legno chiaro. Il secondo è famoso per essere stato costruito con travi di un legno speciale importato dalla Lapponia che ne fanno un vero chalet di lusso dove non può ovviamente mancare una cucina di alto livello.
E se a Campiglio appartengono alla categoria sia lo Chalet Fiat che il Rifugio Stoppani (le cui camere private sembrano uscite da una rivista di moda), in Gardena si fa apprezzare il Col Raiser: all’arrivo della telecabina a 2106 metri di quota, potrete staccare la spina in una serie di suite che arrivano ai 40 mq, arredato in stile tirolese, rilassandosi nel centro benessere con vista panoramica e godendo di una cucina quasi stellata, con un menu regionale e di stagione.