Se c’è uno scrittore che ha saputo dare voce alle montagne italiane, quello è Mauro Corona: ecco i suoi titoli migliori
Mauro Corona ormai non è solo uno scrittore e un noto alpinista, ma è diventato anche un volto popolare della televisione italiana, presenza fissa dei programmi di Bianca Berlinguer. Negli anni, la sua fama di “uomo della montagna” lo ha sempre preceduto e ha arricchito la sua produzione letteraria, fatta di romanzi, raccolte di racconti e fiabe che hanno ottenuto un notevole successo. Però, come anticipato, Mauro Corona non è solo un uomo di lettere: è anche un alpinista esperto, responsabile dell’apertura di oltre 300 vie di arrampicata nelle Dolomiti d’oltrepiave, e un abile scultore del legno.
Nato in una famiglia di venditori ambulanti, Mauro Corona ha trascorso i primi anni dell’infanzia in Trentino, sviluppando fin da giovane una passione per la montagna e l’alpinismo durante le battute di caccia con suo padre. Tuttavia, la sua vita è segnata da due eventi tragici: prima la morte del padre, poi la catastrofe del Vajon nel 1963, quando una frana causo lo straripamento di una diga che coinvolse prima Erto e Casso, paesi vicini alla riva del lago, provocando l’inondazione e distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di quasi duemila persone, tra cui moltissimi bambini e adolescenti.
Dopo la perdita del padre, Corona si rifugia nella lettura dei classici e nell’intaglio del legno, appreso dal nonno. La sua carriera letteraria inizia nel 1997 quando alcuni suoi racconti vengono pubblicati su Il Gazzettino. Qualche anno – e libro – dopo la sua carriera letteraria inizia a essere riconosciuta con diversi premi, tra cui il Cardo d’argento al Premio Itas del libro di montagna nel 2008 per Cani, camosci, cuculi (e un corvo), nel 2011 il Premio Bancarella per La fine del mondo storto e nel 2014 il Premio Mario Rigoni Stern. Quindi, per non perdervi i migliori racconti di montagna di Mauro Corona, ecco alcuni consigli di lettura!
In questo racconto poetico e profondo, Mauro Corona libera il flusso dei ricordi, donandosi ai lettori con sincera e generosa apertura. Luoghi come Erto, la diga, la montagna, e le persone che hanno attraversato la sua vita emergono attraverso il filtro del tempo passato, forse ormai perduto. Il risultato è un romanzo-monologo intriso di profondità e fascino, arricchito da una voce narrante sempre più risoluta e convincente.
Da quando, sessant’anni fa, “piovve terra” su Erto, sconvolgendo la vita di duemila anime, tra cui 487 bambini, il tempo in questo luogo ha oscillato tra il dolore e la speranza di rinascita. Il romanzo guida il lettore attraverso le tragedie del passato, i difficili presenti e le memorie di una povertà dura, ma vitale che si riflette nel benessere vuoto e triste del mondo contemporaneo. La voce narrante, in cui è impossibile non ritrovare quella di Mauro Corona, propone un viaggio nel tempo, tra i ricordi di un mondo perduto e la narrazione della sua vita: l’infanzia, la prima adolescenza, le spensieratezza e le incomprensibili violenze famigliari. Maturità e vecchiaia si rivelano attraverso il peso di una vita intera, simboleggiata dalle altalene del paese, una volta oscillanti tra le grida felici dei bambini, ora immobili, vuote e arrugginite.
La storia si concentra su Neve Corona Menin, unica bambina nata nel gelido inverno del 1919, la quale possiede un dono straordinario: il tocco della sua mano può miracolosamente guarire coloro che sono prossimi alla morte. Infatti, questa prodigiosa bambina è la parte buona della strega Melissa, custode di un inferno di ghiaccio, ritornata sulla Terra per redimersi dai torti commessi in vita. Tuttavia, il padre di Neve vede in questo dono un’opportunità per arricchirsi e organizza una serie di falsi miracoli, attirando malati e scatenando una spirale di ricatti, violenza e delitti. Pertanto, nonostante l’imperitura speranza della candida Neve, il destino le riserva un futuro breve e doloroso.
In Storia di Neve, arricchita da eventi sovrannaturali e radicata nella vita quotidiana, Mauro Corona dipinge il ritratto della vita di paese, seguendo il susseguirsi inalterato delle stagioni. Con una scrittura potente e quasi viva, l’autore costruisce un romanzo talvolta terribile come le favole nere dei fratelli Grimm.
In un indefinito futuro il mondo si sveglia e scopre di aver esaurito petrolio, carbone ed energia elettrica, mentre un freddo vento invernale morde la pelle e gli uomini devono affrontare un’inesorabile crisi. Senza termosifoni per riscaldarsi e con scarse risorse di cibo, le città diventano deserti silenziosi, prive di traffico e del caos quotidiano. Con il passare dell’inverno, gli uomini capiscono che per sopravvivere devono tornare alle sagge tradizioni dei loro antenati, capaci di “fare con le proprie mani” e di ascoltare la natura per apprenderne le lezioni universali.
In questa difficile lotta per la sopravvivenza, mentre alcuni cedono, altri imparano ad accendere fuochi, cacciare, riconoscere erbe nutritive e curative. Formati dalla difficoltà, gli uomini si dirigono verso un futuro pacifico, che giunge insieme alla primavera tanto attesa. Tuttavia, il destino del mondo rimane incerto, affidato nelle mani dell’uomo, e la storia di Mauro Corona, un racconto avvincente, spaventoso e commovente, denuncia implacabilmente il futuro incerto che ci attende.
Non tutti riescono immediatamente a penetrare i segreti profondi della montagna. Per alcuni, le cime sono solo massi apparentemente senza valore, cumuli di pietre rimasti a giacere sulla terra. Tuttavia, basta alzare lo sguardo e sentirsi sovrastati dall’imponenza del “mare verticale”: chi abita lassù? Vi è qualcuno? E, se sì, com’è fatto? Tra i boschi e le rocce, nell’alba e sotto le foglie, “dormono” i segreti della montagna. Con questa raccolta, Mauro Corona ci invita ancora una volta a scoprire i misteri della montagna, raccontando storie, vicissitudini, misteri e leggende legate ai suoi amati “monti pallidi”, le Dolomiti. Il libro è un omaggio all’amico guida alpina di Misurina, Valerio Quinz, e attraverso le sue esperienze in montagna, lo scrittore cerca di comprendere e conoscere meglio sé stesso, facendo della montagna la vera palestra di roccia della sua vita.
In cinquantasei racconti, Mauro Corona condivide aneddoti, ricordi e tradizioni del suo paese, Erto, suddivisi in quattro quaderni che si dipanano come un diario personale. Queste pagine raccontano emozioni, pensieri e storie della tradizione orale, con il disastro del Vajont come evento nodale che divide il mondo in un prima e in un dopo. La profonda ferita lasciata nei sopravvissuti, traditi da esperti e politici, emerge con rabbia, frustrazione e desolazione nei numerosi riferimenti alla vicenda. In Cani, camosci, cuculi (e un corvo) si narra del rapporto tra uomo e animali, caratterizzato da amicizia, rispetto, reciprocità, ma talvolta anche da crudeltà e violenza.
Protagonista indiscusso è il vino, per festeggiare, consolare, dimenticare, dare sollievo o fare compagnia. La narrazione, con uno stile rude e semplice ma efficace, si distingue per una scrittura ricca di immagini, metafore e similitudini, arricchita da perifrasi e analogie. Questi racconti sono un inno d’amore per le montagne e le loro tradizioni, capaci di affascinare, incuriosire e commuovere.
Stanco delle storie tristi, reali o immaginarie, Mauro Corona decide di abbracciare l’allegria, dimenticanto le disgrazie dei libri precedenti. Con grande maestria, i momenti gioviali e conviviali di montagna e gli episodi tragicomici si trasformano in novelle, piccole leggende da tramandare alle generazioni future. L’autore, nel suo scrivere, trasmette il piacere e il divertimento che ha nel raccontare storie, ma ammette di non essere stato completamente fedele all’intenzione iniziale del titolo. Infatti, nonostante l’apparente allegria, le storie raccolte nel volume traggono origine da fallimenti, solitudini e tristezze, ricordando la vita di gente semplice vissuta senza luci della ribalta, trascorsa in silenzio al buio del mondo.
In questa raccolta, i racconti sono organizzati in quattro gruppi: Alberi, Animali, Gente e L’erto cammino, tutti basati sui ricordi d’infanzia dell’autore, spesso presente come protagonista.
Parenti, amici e conoscenze di una vita vengono ritratti con sottile ironia in alcune situazioni, mentre in altri momenti emergono con cruda verità, quando la miseria li spinge a comportamenti poco edificanti. In ogni pagina, traspare un profondo rispetto per la montagna nella sua totalità, dai sassi agli alberi, dagli animali ai montanari costretti a vivere in luoghi impervi. Alcuni personaggi, pur non essendo reali, ma frutto dell’immaginazione di Corona, saranno successivamente riproposti e rielaborati in altre opere dell’autore.
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