CleanAlp, un progetto contro l’inquinamento da plastica. Vediamo cos’è e come può aiutare le nostre montagne.
Ora, più che mai, dobbiamo proteggere la bellezza che ci circonda, e progetti come CleanAlp sono vitali per farlo. Qualcuno ha una volta detto che ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata. La natura ci ha dato i regali più preziosi, il nostro compito è di garantire che sopravvivano per le generazioni future.
Fino ad ora, nessuno studio ha ancora identificato con precisione il tipo e la proporzione di inquinamento da plastica presente sulle maestose vette montane. Questo problema, di solito, è associato al mare e alle città, mentre i monti vengono spesso trascurati. Ma ecco il progetto CleanAlp, che non solo ha come obiettivo la sensibilizzazione, la prevenzione e la formazione, ma si dedica alla ricerca e alla documentazione della plastica che invade le bellezze alpine.
Nonostante gli sforzi delle istituzioni per allertare il mondo, la produzione annuale di polimeri continua ad aumentare e supera i 450 miliardi di chili. Purtroppo, i residui che sfuggono al processo di riciclo ci portano in acque torbide. Gli studi dimostrano la presenza di grandi quantità di questo materiale soprattutto in mari e oceani. Tuttavia, i nostri laghi di acqua dolce non sono esenti da questo problema. Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature, condotto da una giovane ricercatrice dell’Università di Milano-Bicocca, ha evidenziato una massiccia contaminazione nei laghi. La ricerca ha analizzato 38 bacini in 6 continenti, e ha rivelato che alcuni ambienti di acqua dolce possono avere una concentrazione ancora più elevata di quella presente nelle isole di plastica presenti negli oceani. Il nostro impatto sulla Terra deve essere affrontato con urgenza.
Geoevento CleanAlp: il progetto contro l’inquinamento da plastica sulle montagne
Franco Borgogno, l’instancabile mente dietro al Geoevento CleanAlp, ha recentemente rivelato i frutti del duro lavoro di due anni: più di 500 chilometri coperti in oltre 50 randonnée, con ben 26.000 metri di dislivello conquistati lungo le Alpi italiane nord-occidentali. Tanta fatica, certo, ma fondamentale per raccogliere dati importanti sulla tipologia e la quantità dei rifiuti sfortunatamente abbandonati da chi viene a godere della bellezza della montagna. Grazie ad una vasta collezione di informazioni precedenti, ora possiamo attrezzarci per prevenire questi fenomeni spiacevoli, evitando quasi del tutto l’accumulo di materiali inutili in questi habitat naturali. Infatti, è noto che la maggior parte del materiale che viene abbandonato in montagna è proprio quello che i visitatori lasciano dietro di sé, per distrazione o ignoranza delle conseguenze ambientali della loro negligenza.
Valorizzare l’habitat alpino a diverse quote, un prezioso tesoro ancora parzialmente intatto nell’Europa meridionale, fondamentale per l’ecologia, la cultura, l’economia e la salute. Nel corso del progetto, i partecipanti si confrontano con la triste realtà dei rifiuti persino nei luoghi più sperduti delle Alpi nord-occidentali, cercando di educare professionisti del turismo e della montagna, giovani e appassionati di outdoor, affinché si mobilino per la prevenzione. È un’opportunità per difendere il carattere autentico e selvaggio di queste splendide montagne.
Per sottolineare l’enorme valore del nostro patrimonio paesaggistico, si è recentemente celebrato la Settimana del Pianeta Terra, un festival di geo-scienze diffuso in tutto il Paese. Come ha spiegato Silvio Seno, uno dei fondatori del festival e geologo di professione, lo scopo è quello di diffondere la bellezza e la maestosità del nostro mondo alle nuove generazioni. In tal modo, non solo si migliora la conoscenza ambientale ma si contribuisce anche alla crescita turistica dei piccoli centri che, grazie ad un turismo sostenibile a portata di mano, possono preservare i loro tesori per il futuro.
La Giornata Mondiale della montagna e perchè è così importante la tutela delle nostre montagne
La montagna è minacciata dalla crisi climatica: le nevicate sono meno frequenti, gli inverni più brevi e la biodiversità è a rischio. L’11 dicembre celebriamo la Giornata Mondiale della montagna, decretata dall’ONU nel 2003, ma i suoi inizi risalgono al 1992, all’Agenda 21, dove si parlava di “gestione degli ecosistemi fragili: lo sviluppo sostenibile della montagna”. In passato, la preoccupazione per la salute della montagna non era così diffusa come oggi, ma la pandemia e il lungo periodo di lockdown ci hanno permesso di riscoprire la meraviglia di questo mondo naturale. L’11 dicembre assume un significato particolarmente rilevante: dobbiamo celebrare la nostro privilegio di poter fare escursioni in montagna, ma anche riflettere e impegnarci a proteggerla a tutti i costi. Nel 1992 la montagna era un ecosistema fragile, oggi è ancora più vulnerabile e ha bisogno della nostra massima protezione.
La conservazione delle nostre montagne è diventata una priorità assoluta. In Italia, il crollo fatale della Marmolada in estate è solo l’ultima di una serie di preoccupanti segnali di allarme. Il Monte Bianco e il Cervino, due delle maestose vette delle Alpi, stanno lottando per mantenere la loro forma originale, poiché il permafrost, il terreno ghiacciato in modo permanente, sta sciogliendosi a vista d’occhio. É chiaro che la nostra azione è richiesta in modo urgente per preservare il nostro ambiente montano unico e pregiato.
Se allarghiamo il nostro sguardo al di là delle nostre montagne, ci accorgiamo che la situazione non è migliore. I nostri ghiacciai, così come quelli del resto del mondo, sono a rischio. La situazione è così critica che persino l’Everest, la cima più alta del mondo, è minacciata. L’estate scorsa si è parlato di spostare il campo base a una quota inferiore poiché il Khumbu, il ghiacciaio su cui si trova il campo, sta arretrando a una velocità che supera quella fisiologica. Purtroppo, la fama dell’Everest sta diventando la sua stessa rovina, a causa del turismo di massa che affolla gli altipiani sulle sue pendici. La situazione è talmente critica che ogni anno restano abbandonati circa sei chilometri di corde fisse piantate dagli sherpa per facilitare la salita. Le corde inglobate nel ghiaccio diventano pericolose per chiunque desideri salire e al tempo stesso costituiscono una minaccia per la montagna stessa.
Tuttavia, esistono ancora persone che vivono, lavorano e si divertono in montagna e che dedicano il loro tempo alla tutela di questi luoghi meravigliosi. Grazie a loro, oggi sappiamo quanto sia importante proteggere il nostro pianeta e tutto ciò che vi è contenuto, tra cui le nostre montagne. E’ importante comprendere che la plastificazione delle montagne ad opera del turismo di massa non solo distrugge la bellezza naturale del luogo, ma ne mina anche l’equilibrio ecologico. Solo proteggendo questi tesori naturali possiamo preservarli per le generazioni future.