Vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes, il film si interroga sui rapporti familiari complessi con le montagne francesi sullo sfondo
Il film “Anatomia di una caduta” è uscito nelle sale italiane il 26 ottobre grazie a Teodora Film. La pellicola si è aggiudicata la Palma d’oro al 76° Festival del Cinema di Cannes e segna l’affermazione definitiva della regista francese Justine Triet. Inoltre, conferma la bravura dell’attrice tedesca Sandra Hüller, già apprezzata per la sua interpretazione in “Vi presento Toni Erdmann” e che sarà presto sullo schermo con “La zona d’interesse” di Jonathan Glazer.
Il film può essere inizialmente considerato come una variazione umanistica sul tema del dramma giudiziario, e il titolo stesso omaggia un altro grande film del genere, “Anatomia di un omicidio” di Otto Preminger. Tuttavia, “Anatomia di una caduta” è principalmente una riflessione sulla fragilità dei rapporti familiari e una lucida analisi delle molteplici forme in cui la verità può essere presentata.
La trama del film segue la coppia di scrittori, Sandra e Samuel, che vivono sulle Alpi francesi con il loro figlio ipovedente Daniel e il fedele cane di famiglia Snoop.
Nella loro baita isolata nella pittoresca regione della Maurienne, la romanziera tedesca Sandra si trova al centro di un mistero avvolto in fascino e ambiguità. Mentre viene intervistata da una giovane studentessa ammiratrice del suo lavoro, emergono rapidamente aspetti intriganti della sua personalità. Tuttavia, Sandra evita con abilità le domande dirette e si percepisce una sorta di segreto che la circonda.
La situazione prende una svolta inaspettata quando, dalla mansarda della baita, risuona a tutto volume una canzone, una cover di “P.I.M.P” di 50 Cent eseguita dalla Bacao Rhythm and Steel Band. Quando la studentessa cerca spiegazioni, Sandra tenta di giustificare l’irruzione musicale, attribuendola al suo marito che sta lavorando nell’attico.
La musica riverbera attraverso la valle, e la studentessa decide di andarsene. Successivamente, quando il figlio undicenne di Sandra, Daniel, non vedente, torna a casa dopo una passeggiata nel bosco con il suo cane guida, si imbatte in qualcosa di inquietante. La musica allegra si trasforma improvvisamente in un accompagnamento grottesco al cadavere del marito, disteso fuori dalla finestra con il cranio fracassato e circondato da una pozza di sangue. Inizia così “Anatomia di una caduta,” un enigma da risolvere: si tratta di un suicidio o di un omicidio?
L’autopsia rivela infatti che si tratta di una “morte sospetta”. Sandra, unica sospettata senza un alibi credibile, inizia un lungo processo che porta l’intera nazione a indagare sulla coppia apparentemente felice. Sandra dovrà affrontare il processo non solo davanti all’opinione pubblica ma, soprattutto, di fronte al figlio, che rimane confuso sulla sincerità della madre. Nel corso di questo procedimento, il film gioca abilmente con le aspettative dello spettatore, portandolo a oscillare tra il dubitare e l’essere dalla parte di Sandra.
Il personaggio chiave del film è Daniel, il figlio, che cerca di scoprire il motivo dietro l’incidente. Questo ricorda il personaggio di Danny in “Shining”, che deve vedere ciò che sfugge ai sensi. Le somiglianze tra i due film includono anche l’ambientazione nelle montagne innevate e la scelta di personaggi che si trasferiscono in luoghi isolati per motivi diversi.
Il film è il quarto lungometraggio di Justine Triet, e la regista integra elementi dai suoi lavori precedenti, come l’analisi dei rapporti coniugali, le vite private degli avvocati e il tema della scrittura. La forza del film sta nella sua capacità di mantenere alta l’attenzione dello spettatore per quasi due ore e mezza. La messa in scena intelligente interroga costantemente le molte sfumature della ricerca di una risposta oggettiva, con cambi di punto di vista e dispositivi “inumani” come telegiornali, registrazioni, riprese della polizia e foto di famiglia. Il centro della loro storia è l’equilibrio tra la soddisfazione personale e le responsabilità quotidiane di condividere la vita con qualcun altro. Uno dei principali fattori di questa responsabilità è il figlio non vedente, Daniel, le cui vicissitudini aggiungono ulteriori strati di colpa e ricordi dolorosi alla trama.
Il messaggio principale del film è che ognuno ha la propria verità, ma questa verità è sempre soggettiva e condizionata dall’osservatore. La vera sfida è cercare di capire il “perché” dietro gli eventi, un aspetto spesso trascurato.
Analisi dei rapporti familiari: La morte di Samuel diventa un catalizzatore che costringe Sandra e Daniel a riesaminare la loro vita insieme. Il film esplora il modo in cui le persone possono nascondere segreti anche da coloro che credevano di conoscere meglio.
La ricerca della verità soggettiva: Il film si concentra sulla natura soggettiva della verità. Ogni personaggio nel film ha la propria versione degli eventi e cerca di far emergere la propria verità. L’opinione pubblica, gli avvocati, e persino i media influenzano la percezione della verità. Questo solleva interrogativi sulla natura elusiva della verità oggettiva.
Regia: La regista Justine Triet utilizza una varietà di tecniche di regia per mantenere alta l’attenzione dello spettatore. I cambiamenti di prospettiva enfatizzano il ruolo della narrazione nella formazione della verità.
Il personaggio di Daniel: Daniel rappresenta una prospettiva unica, poiché deve fare affidamento su sensi diversi da quelli visivi per cercare la verità. La sua ricerca del “perché” dietro l’incidente diventa un punto centrale del film.
Ambientazione e paralleli con “Shining”: Il film condivide alcune somiglianze con il famoso film di Stanley Kubrick, inclusa la scelta di personaggi che cercano l’isolamento. Questi elementi creano una sensazione di inquietudine e turbamento nel contesto della storia.
Sandra Hüller riceve elogi per la sua interpretazione di una vedova in lutto, potenziale carnefice, e per la sfida di recitare in inglese. Anche il cane Snoop riceve riconoscimenti per la sua interpretazione. Il cast include anche bravi attori come Swann Arlaud e Antoine Reinartz, che interpretano gli avvocati nel processo.
Oltre ai personaggi complessi e alla storia intrigante, un altro protagonista silenzioso è la maestosa montagna che circonda la baita. Per Sandra, che proviene dalla frenetica Londra, la vita tra i boschi rappresenta una condanna, mentre il marito nativo di quella valle ha cercato di trasformare la loro baita in un nido familiare e un luogo di ispirazione per la scrittura. La montagna è un elemento chiave, che unisce e separa i due coniugi, offrendo un significato più profondo alla trama.
Justine Triet, regista e sceneggiatrice, ha dimostrato la sua abilità nel presentare narrazioni complesse e ambigue con il suo film. Il paesaggio alpino fornito dalla regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi offre una cornice spettacolare per la storia. L’investimento nelle risorse locali per promuovere il cinema è una pratica comune nell’intero cinema europeo, enfatizzando il valore dei patrimoni ambientali e culturali. “Anatomia di una caduta” è un’avvincente esplorazione delle intricate emozioni umane e delle complessità delle relazioni in un contesto affascinante.
Insomma, “Anatomia di una caduta” mette in luce il fatto che nulla è categorico o cristallino, se non forse la verità giudiziaria. Il film rivela la complessità delle persone e delle loro relazioni, in particolare il rapporto amoroso tra Sandra e il marito, fatto di conflitti, amore, odio e desiderio.
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