Tra le innumerevoli meraviglie naturali che caratterizzano il nostro territorio, ce ne sono alcune che magari non risultano tra le rotte più seguite e mainstream, ma che regalano ugualmente paesaggi mozzafiato, come la maestosa catena montuosa del Matese. Dalle sue vette si possa godere di una vista spettacolare, che spazia dal mar Tirreno con i suoi iconici punti di riferimento come il Vesuvio, Ischia e Capri fino al Golfo di Gaeta, così come si può ammirare il mar Adriatico estendendosi fino alle isole Tremiti. Ma per arrivare così in alto e godere a pieno di ciò che il territorio ha da offrire, bisogna salire in alto, sfiorando le vette più alte della zona. Prepariamoci allora alla scalata delle cime più significative del Matese: il Monte Miletto (2050 m s.l.m.), La Gallinola (1923 m s.l.m.) e il Monte Mutria (1823 m s.l.m.).
Monte Miletto
Il Monte Miletto (2050 m s.l.m.) domina la catena del Matese con la sua imponenza, offrendo una vista panoramica senza eguali sul Molise e sulla Campania. La sua conquista non è particolarmente ardua, soprattutto grazie agli impianti di risalita situati nel comprensorio di Campitello Matese. Per arrivare in cima si può anche partire dal pianoro a 1450 metri s.l.m., con un dislivello di 600 metri. Dopo una breve sosta presso il Rifugio del Caprio a 1850 metri, ecco che la vetta si avvicina sempre di più, per un’emozione indescrivibile ogni volta.
Gallinola
La Gallinola (1923 m s.l.m.), la seconda vetta del Matese, offre un’esperienza unica sin dai piedi della montagna. Attraverso una natura selvaggia e una salita impegnativa, si viene ripagati con panorami mozzafiato, che abbracciano anche il Mutria e il Miletto, nel cuore del Matese. Probabilmente una delle gemme della catena appenninica, con la sua rocciosità che trasmette l’emozione autentica di una scalata.
Monte Mutria
Il Monte Mutria (1823 m s.l.m.), terza vetta del Matese, è la più alta del vasto territorio dell’Oasi WWF di Guardiaregia–Campochiaro, la più estesa d’Italia peninsulare. Situato al confine tra Molise e Campania, il Monte Mutria è raggiungibile attraverso sentieri magnifici.
Il Giro d’Italia alla conquista del Matese
Il Giro d’Italia si dirige verso le montagne di Ciro. Martedì 14 maggio, durante la salita verso i boschi e le vette del Matese, la corsa rosa attraverserà Pietraroia e i suoi lastroni calcarei, dove circa trent’anni fa è stato scoperto il più straordinario dinosauro mai ritrovato in Italia. La zona è rinomata sin dal Settecento per i suoi fossili di pesci, e il primo collezionista ad osservarlo, un veronese, lo soprannominò “el cagnèto” a causa delle sue dimensioni e dei suoi denti. Tuttavia, i paleontologi successivi, Giorgio Teruzzi e Cristiano Dal Sasso, compresero immediatamente che si trattava di una scoperta eccezionale, poiché il fossile includeva anche organi interni come il fegato, il colon e l’intestino.
Questo ritrovamento, denominato “Scipionyx samniticus” da Dal Sasso, è stato il primo del suo genere al mondo e ha fatto la prima pagina del “New York Times”. Oggi, i denti e gli artigli indicano che si trattava di un predatore giovane. Il fossile di Pietraroia è esposto nel Paleolab locale, mentre una copia è visibile nel Museo di Storia Naturale di Milano.
La bellezza e l’importanza delle montagne del Matese non si limitano alle sue vette ma si estendono anche alle sue valli e ai suoi canyon. Il paesaggio si trasforma man mano che il percorso del Giro d’Italia sale verso l’entroterra. Dopo la partenza da Pompei, l’itinerario attraversa le alture del Sannio, costeggiando il massiccio del Taburno e le leggendarie Forche Caudine, teatro di antiche battaglie tra Sanniti e Romani. La vegetazione lussureggiante e le sorgenti d’acqua rendono questa regione un vero paradiso naturale.